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Informazioni importanti sui processi relativi ai reati di violenza

PROVE: In tutti i  reati di violenza bisogna considerare la difficoltà degli inquirenti di raccogliere prove (testimoni, documenti, certificati medici poco chiari, ecc.) in quanto trattasi di reati che quasi mai hanno testimoni diretti e pertanto spesso vi è la parola della vittima contro la parola dell’accusato e nel dubbio la legge prevede l’obbligo di non colpevolezza (“in dubio pro reo”).

TEMPI: la querela o la denuncia instaurano un percorso processuale che nelle sue diverse fasi – dalle indagini all’eventuale dibattimento - richiede tempi che spesso non sono assolutamente conciliabili con le esigenze di urgenza legate ad una situazione di violenza! Ci vogliono mesi per portare avanti la denuncia/querela, altri  mesi (sino a 2 anni) per la fase istruttoria e se si svolge un ordinario processo, almeno uno – due (e più) anni per avere la sentenza di primo grado. Se si continua in secondo e terzo grado possono essere necessari anche sino a 10 anni e solo a conclusione di tutto l’iter processuale l’eventuale sentenza di condanna diventa definitiva e può essere eseguita. Sino a quel momento, sino a quando la sentenza non è definitiva,  l’imputato rimane in libertà; durante il processo solo in casi molto gravi (pericolo di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove o di fuga)  la legge prevede l’arresto e la detenzione (cautelare) dell’imputato; e anche ciò per un tempo ben determinato, di solito  più breve dell’intero processo. Inoltre c’è la possibilità dei c.d. riti alternativi o abbreviati che possono arrivare a prevedere la decurtazione della pena sino a 1/3 o più e la sospensione condizionale della pena, con la conseguenza che il colpevole potrebbe non essere mai detenuto.

SICUREZZA/PROTEZIONE: La procedura penale prevede ampi diritti di difesa per l’imputato, molti meno per le vittime di reati.; in Italia non esiste una legge organica di protezione delle vittime di reato („Opferschutzgesetz” come in Austria e Germania p.e.). Pertanto ogni vittima di reato deve sapere che attraverso una denuncia o querela non le viene assicurata automaticamente alcuna protezione/sicurezza!

POSIZIONE DELLA VITTIMA DI REATO ( LA C.D. PARTE OFFESA E PARTE CIVILE)

In tutti i casi di processo per un reato di violenza (instaurati con denuncia o querela) la vittima del reato dovrà testimoniare . Inoltre essa deve decidere se vuole partecipare (non deve!) al processo come parte civile, nel qual caso si deve fare assistere da una/un legale: i vantaggi di una costituzione di parte civile sono la possibilità di partecipare a mezzo della difesa tecnica attivamente al processo (p.e. indicando testi, porre domande durante il processo, ecc.) e solo con la costituzione si può chiedere il risarcimento danni (che comprende anche la copertura delle spese del processo); per la costituzione di parte civile si può richiedere il gratuito patrocinio se ci sono i presupposti (Link: Patrocinio a spese dello stato)  L’importanza della costituzione di parte civile ai processi di violenza è fondamentale in quanto solo in questo modo la vittima è informata continuativamente su cosa sta succedendo nell’iter processuale , sui tempi , sugli esiti. Solo l’assistenza legale può assistere e considerare il lato emotivo della vittima tutelandola  e seguendola durante tutto il processo.

Concludendo : E’ importante che le vittime di reati di violenza  conoscano quanto sopra per poter decidere con consapevolezza e forza la via giudiziale da percorrere, senza false aspettative ovvero programmando bene i tempi e il tipo di azione (querela e simili) per poter – possibilmente con l’aiuto di professionisti – attuare quel “piano di sicurezza” fondamentale per la propria incolumità, accanto e al di là delle risposte della legge. Ciò deve essere considerato anche dalle istituzioni che intervengono in questo percorso per non seguire la falsa convinzione che con una denuncia/querela arrivi la soluzione auspicata (protezione vittima, cessazione del pericolo, punizione autore). Questa consapevolezza aiuta a capire le vere ragioni e richieste delle vittime, evitando così quei pregiudizi sulla indecisione o non volontà della donna di procedere (“se non denuncia non sarà vero”, arrabbiarsi se non denuncia) che spesso creano incomprensione e frustrazione in chi si impegna per combattere questi reati. Solo considerando ciò potrà mettersi in moto una proficua sinergia e collaborazione tra vittime e istituzioni che intendono intervenire ed aiutare. Inoltre ci sono altri strumenti legali efficaci quali p.e. l’ordine di protezione (Link:Ordine di protezione) – che possono assicurare davvero la protezione concreta della vittima di violenza.

Considerare ciò  è ancora più importante nei casi di violenza ove sono coinvolti anche minori. (Link: norme sulla violenza ai minori ).

La denuncia, le querela e ogni altra forma pubblica di reazione alla violenza sono strumenti preziosi e importanti , dovrebbero però essere attivati il più possibile nel rispetto e in collaborazione con le vittime dei reati;  in questo senso dovrebbe andare ogni tentativo do aiuto.; anche la scelta dei tempi di intervento può essere fondamentale nell’ottica di una buona consulenza. In caso contrario si rischia un aumento del danno già provocato dal reato (“la reiterazione del trauma” attraverso il processo) , una forte elusione delle aspettative di giustizia con la conseguenza che la violenza sarà poi taciuta per sempre.

Aiutare e intervenire nelle situazioni di violenza è importante, ma se possibile, sempre nel rispetto e con la consapevolezza della situazione reale delle vittime e il più possibile in accordo con le stesse.

Per questi motivi è imprescindibile affronatare i processi di violenza – se possibile – con un forte e professionale sostegno interdisciplinare (legale, di esperte di violenza, eventualmente psicologico) e un supporto di una rete di professionisti sensibili e competenti che collabori in sinergia con la vittima della violenza.