Tu sei qui: Home La violenza domestica Le definizioni di violenza domestica La ruota della violenza

La ruota della violenza

In una relazione contrassegnata da violenza non esiste un episodio isolato di violenza. Le violenze avvengono in un contesto a spirale dove l’escalation della tensione, l’esplodere della violenza e il pentimento si susseguono e si ripetono nella stessa sequenza. La realtà oggettiva e altri fattori, quali p.e. la sindrome di Stoccolma, rendono più difficile per la donna staccarsi dall’uomo violento.

 

Il clima creato dalla violenza si può paragonare ad una sorta di esistenza sul filo del rasoio. All’inizio quasi impercettibile, con il tempo si crea un clima di tensione, paura e minaccia costante.
Gli episodi di violenza spesso si scatenano per delle banalità, per dei litigi ove l’uomo vuole garantirsi con la violenza il controllo della situazione.
Successivamente spesso seguono scuse e dichiarazioni di pentimento e il partner promette che è stata l’unica volte e che non succederà più. Poi segue una fase del “corteggiamento” con regali etc. e da entrambe le parti si fa finta che non sia successo niente. La signora spera che il giorno dopo tutto cambi, cerca in tutti i modi di tenere sotto controllo la tensione e nasconde a sé stessa e agli altri il peso e la pericolosità della situazione.
Solo con il tempo la donna si accorge di non riuscire comunque a controllare il comportamento violento del partner, anche se per bloccare la violenza si sforza di evitare ogni situazione di conflitto. I suoi sforzi sono un’illusione: il ciclo della violenza è cominciato, gli episodi di violenza sono sempre più frequenti e più pericolosi. La donna vive oramai in uno stato costante di incertezza, paura e tensione.
Le donne che chiedono aiuto si trovano in situazioni diverse e in fasi diverse di questo ciclo; è importante riconoscere e considerare ciò con attenzione.
È noto che le donne solitamente chiedono aiuto nelle fasi acute della violenza e di minacce gravi, a volte per la prima volta, a volte tornando. È fondamentale in questo momento reagire in modo adeguato, ovvero prendendo sul serio i segnali, esortando la donna a parlare della sua situazione di violenza e offrendo ogni possibilità di sostegno e informazione (vedi: Il colloquio e Centri di consulenza e Case delle Donne).

La “ruota della violenza” che descrive come gli uomini acquisiscono e rafforzano il potere ed il controllo sulle loro partner spiega molto bene la dinamica delle violenza nelle relazioni e le strategie adottate dagli uomini.

Kreislauf der Gewalt

Il ciclo della violenza
(dalla psicologa degli USA Walzer, L.: The battered women syndrome. New York, 1984.)

 

Cosa impedisce alle donne di lasciare chi le maltratta?

Le motivazioni principali sono le seguenti:


1. La situazione di pericolo:
E‘ provato che quando la donna decide di lasciare il partner violento la situazione diventa più pericolosa, la frequenza e gravità degli episodi violenti aumenta e il rischio di essere uccisa è alto.


2. Salvare la famiglia e l’amore:
Molte donne cercano mille espedienti per tentare di salvare il rapporto. Esiste l’illusione che l’amore cambierà la violenza del partner.


3. Mancato sostegno dall‘esterno:
La donna che voglia uscire dalla violenza spesso non sa dove andare e come assicurare a sè e figli/ie l’esistenza. Amici e parenti sovente non sono di nessun aiuto. Operatori delle forze dell’ordine o delle istituzioni frequentemente minimizzano il problema della violenza e ritengono la donna co-responsabile. La stigmatizzazione nel proprio ambiente, la vergogna, i sensi di colpa e l’isolamento impediscono alla donna di rivolgersi all’esterno per chiedere aiuto.


4. Le donne straniere in particolare non hanno la possibilità di una rete familiare e sociale, inoltre spesso hanno problemi linguistici che rendono difficile esprimere i loro problemi e capire le informazioni (vedi: Pazienti immigrate).


5. Dipendenza emotiva:
Più lunga è la relazione violenta, più forte può diventare la dipendenza emotiva che fa sentire la donna debole, incapace e senza il diritto di decidere autonomamente.


6. La “Sindrome di Stockholm” confronta il comportamento delle donne in situazioni di violenza con gli stati/comportamenti psicologici di chi è vittima di sequestro (da un sequestro avvenuto nel 1973 a Stoccolma. Le vittime si adattano per sopravvivere. Il legame con il “carnefice”, che solo può garantire la mia sopravvivenza, diventa così forte che si assimila il suo punto di vista. Ciò rende l’ incredibile legame con il maltrattatore incomprensibile verso l’esterno.